CANNIBAL HOLOCAUST Produzione: Franco Palaggi Regia: Ruggero Deodato Anno: 1980 Genere: Horror / Documentario |
ATTENZIONE! A causa della crudeltà con cui sono state girate la maggior parte delle scene di violenza, non verranno inseriti fermi immagine tratti dal film nel corso della recensione, per non urtare la sensibilità di alcuni di voi lettori.
Grazie per l'attenzione.
La crudeltà umana non ha limiti e con l'evoluzione probabilmente il gene malvagio che abbiamo in corpo di cui tanto parlava lo stesso Macchiavelli probabilmente è andato peggiorando via via la nostra indole, portandoci ad essere persone senza scrupoli al pari di cannibali primordiali. A questo punto sorge la domanda spontanea: chi sono le vere bestie? “Chi sono i veri cannibali?”. È una domanda che si pone anche il protagonista di Cannibal Holocaust alla fine di questo tripudio di violenza documentata con cui il film snocciola lentamente una trama altrimenti rapida e tagliente come la lama di un coltello.
Grazie per l'attenzione.
Alex Govoni.
La crudeltà umana non ha limiti e con l'evoluzione probabilmente il gene malvagio che abbiamo in corpo di cui tanto parlava lo stesso Macchiavelli probabilmente è andato peggiorando via via la nostra indole, portandoci ad essere persone senza scrupoli al pari di cannibali primordiali. A questo punto sorge la domanda spontanea: chi sono le vere bestie? “Chi sono i veri cannibali?”. È una domanda che si pone anche il protagonista di Cannibal Holocaust alla fine di questo tripudio di violenza documentata con cui il film snocciola lentamente una trama altrimenti rapida e tagliente come la lama di un coltello.
Cannibal Holocaust è un film di produzione italiana del 1980 scritto da Franco Palaggi e diretto da Ruggero Deodato. Il film venne accolto bruscamente dalla critica per le scene crude di violenza a uomini e animali disseminate lungo tutto la pellicola atte a disgustare lo spettatore ed a volte risultando puramente gratuite.
Un gruppo di ricercatori viene inviato in Amazzonia per studiare un paio di tribù locali, una delle quali praticante cannibalismo. La squadra, tuttavia, non fa ritorno in città per documentare il reportage appena girato; così un antropologo, insieme ad un gruppo armato, viene inviato per il possibile recupero dei giornalisti o di eventuali corpi da seppellire.
Harold Monroe, l'antropologo, giunge sul posto ed inizia rapidamente la spedizione arrivando sul territorio della prima tribù, apparentemente civilizzata per le condizioni di vita, con usanze e costumi tipici della vita locale.
Venendo lentamente accettato passano al setaccio il territorio, fino ad arrivare in contatto con l'altra tribù che, tuttavia, si dimostra più primitiva rispetto alla precedente e con una cultura più brutale e violenta. Nonostante tutto, l'uomo riesce a farsi accettare anche da quest'ultima, nonostante rimanga inorridito per diversi usi e costumi particolarmente violenti ed apparentemente privi di significato.
Trovati i cadaveri dei giornalisti della spedizione precedente, Harold Monroe ed il resto della squadra recupera le pellicole scambiandoli con un registratore vocale, ottenendo addirittura il favore dello sciamano.
Tornato in città, l'uomo presenta il materiale ai capi della stazione televisiva, interessati in ogni caso a mandarlo in onda, montato al meglio, tagliando le parti più crude. Nonostante il rifiuto di Harold, i media non si convincono finché non vedono il finale delle scene montate dai tecnici, decidendo di mandare tutto al macero. I giornalisti mandati in spedizione erano stati massacrati dalla tribù di cannibali per aver stuprato e ucciso una donna, puramente per far dello spettacolo. Oltre a questo, la prima tribù, più pacifica, era stata attaccata brutalmente dal gruppetto armato di fucili, compiendo atti di violenza gratuita, puramente per fare share.
Harold lascia l'edificio senza voltarsi indietro, ancora inorridito per aver collaborato a montare l'abominio di violenza, ponendosi la domanda finale:
“Mi chiedo: chi sono i veri cannibali?”
Il film è straripante di violenza che, pur con la scusante delle scene girate a mo' di documentare, è atta a creare ribrezzo, stampandosi nella mente di chi guarda la pellicola dall'inizio alla fine senza staccare gli occhi dallo schermo. Scene forti come la decapitazione della scimmietta o l'uccisione della tartaruga (che ad ogni modo verrà mangiata) potrebbero far rivoltare lo stomaco e storcere il naso a molti.
Possiamo ricordare la scena più cruda del film, ossia quella dello stupro da parte dei tre giornalisti dell'indigena, cui seguirà l'uccisione per impalazione.
A causa di queste scene estremamente violente, il film venne censurato negli anni 80, mentre ne fu messa in circolazione una versione con le scene più crude tagliate, per un totale di oltre trecento metri di pellicola in meno, sull'ora e mezza di film.
Il film si divide essenzialmente in due parti, una prima parte girata nella giungla con il nostro professore che fraternizza con le tribù in cerca della troupé scomparsa. Qui ci vengono presentati aspetti di giustizia particolarmente cruda, senso del rispetto distorto da un'altra cultura, con cui ci si può ugualmente fraternizzare. La seconda parte del film si svolge in città e vengono mostrate le scene girate dai giornalisti uccisi, mostrando quanto l'uomo moderno sia ormai corrotto da soldi, popolarità e tecnologia. Disposti ad ottenere meriti per un ottimo servizio il gruppo non si fa scrupolo ad uccidere, spaventare, sturprare la popolazione locale, provocando l'ira di una tribù che li porterà alla morte.
La telecamera traballante con cui le scene vengono riprese il più delle volte rendono tutto più amatoriale ed “in diretta”, mettendo lo spettatore nel vivo dell'azione, le scene di violenza così acquistano maggior spessore, arrivando a disgustare. Colori opacizzati ed una recitazione elementare contribuiscono a rendere il tutto più “televisivo” che cinematografico.
Un film tagliente atto a far riflettere lo spettatore sulle condizioni della modernità e se l'uomo si stia evolvendo nella direzione giusta. Stiamo forse rinunciando parzialmente alla nostra umanità che ci ha distinto dalle bestie per migliaia di anni?
Una cosa è certa, se siete amanti degli animali ed avete paura di immedesimarvi troppo, state alla larga da questo film. Per chi è forte di stomaco, il piatto è servito.
VOTO → 4/5
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