mercoledì 18 aprile 2012

BIBLE REVIEW "LOST IN TIME": BLIND FAITH - BLIND FAITH


BLIND FAITH
BLIND FAITH

1969
Progressive Rock
Polydor

L'Inghilterra è da sempre terra fertile per quanto riguarda la musica di classe, l'hard rock ed il rock psichedelico, fino ad arrivare alle punte dei primi abbozzi del metal. I Blind Faith mantengono alto lo standard inglese, super progetto di Eric Clapton (allora ex-Cream) che in collaborazione con Steve Winwood (ex-guitarist e keyboarderer dei Traffic) misero in piedi.
Reclutato anche Ginger Baker, ex compagno di Clapton nonché batterista nei Cream, e Rich Grech al basso, non ci volle molto al quartetto per produrre il primo ed unico brillante album omonimo.
Spostandosi da un genere all'altro Blind Faith mostra come la super-formazione sia in grado di tenere alta l'attenzione con giri armonici sempre fantasiosi con un che di esotico, caldo ed avvolgente, senza mai eccedere con ritmiche rapide all'inverosimile.
Melodie fatate di hard rock arpeggiato che spesso incontra ben di più della solita roccia dura e fredda, creando una sorta di raffinatezza più unica che rara.

Così facendo in sole sei canzoni gli inglesi missano insieme un incantesimo che inizia la propria cerimonia con un brano quale Had to Cry Today, che in un turbinio caldo nato dall'infusione di arpeggi in chiave hard rock sorretti da un basso solare ci fanno attraversare un rovente deserto di note. Influenze blues e country rock fanno da sfondo a questa perla dispersa in aria e musica.
La magia prosegue con una ballad in arpeggio melodica e merito delle mani fatate di Eric Clapton. Can't Find My Way Home, brano melodico che verrà ripreso più volte più avanti e coverizzato da altre band in un futuro più prossimo, come una leggera pioggia primaverile lascia terreno fertile per una ben più frizzante Well All Right (cover di Buddy Holly, nda), brano blues rock che mischia funk e folk rock, portandosi sempre sulla rampa di lancio di un ritornello magnetico che trova facilmente spazio nella memoria dell'ascoltatore.
Calano notevolmente i toni lasciando spazio a sentimentalismo e ballad struggenti, sempre calde (Presence of the Lord) ed a volte più spensierate e vagamente nostalgiche, talmente leggere da sembrare fugaci come un sogno (Sea of Joy).
L'incantesimo si conclude con una vena psychedelic rock di qualità identificabile in Do What You Like, brano in cui si notano influenze reggea inequivocabili dalla prima nota. Brano immenso che lascia spazio anche ad un solo di Baker di prim'ordine.

Un album difficilmente in grado di annoiare e che mostra ancora una volta, dopo l'avventura Cream, il genio compositivo di Clapton. Caldo ed ammaliante nonostante la semplicità, riesce a rielaborare al meglio ciò che già avevano a disposizione per l'epoca, per creare una piccola perla che abilmente riassume la seconda metà degli anni sessanta senza diventare nauseante e banale.

Line up:
Eric Clapton – Chitarra, voce
Steve Winwood – Chitarra, voce
Rich Grech – Basso, violino, voce
Ginger Baker – Batteria

Tracklist:
PAROLA A METALHEART - Per quanto mi riguarda
questo album lo consiglio a tutti gli amanti della musica
che ha caratterizzato quel periodo storico, agli amanti del
blues rock e dell'hard rock melodico in genere, Chi invece
 cerca innovazione, farà un buco nell'acqua!
1. Had to Cry Today
2. Can't Find My Way Home
3. Well... All Right
4. Presence of the Lord
5. Sea of Joy
6. Do What You Like

SONGWRITING 8
REGISTRAZIONE 8,5
COINVOLGIMENTO 8,5

VOTO → 8,3/10

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