venerdì 2 novembre 2012

BIBLE REVIEW: GROUNDHOGS - BLUES OBITUARY

BLUES OBITUARY
GROUNDHOGS

Settembre 1969
Liberty
Blues Rock
Mentre un decennio si avvia alla conclusione, gli inglesi Groundhogs si danno al blues con il secondo album della propria carriera. Ad un anno dal debutto infatti, il trio McPhee-Cruikshank-Pustelnik torna a gran voce con una creazione più matura e ponderata che riflette a pieno la nostalgia per un genere nobile quanto il blues, ciò si riflette in una cover che vede una chitarra in una bara che sta per essere messa su un calesse funebre.
Blues Obituary a differenza del precedente Scratching the Surface, si muove su un sound decisamente più pacato e fortemente ispirato dal blues anni quaranta, a cui si accostano riff distorti e soli ben costruiti, il tutto sorretto da un basso onnipresente e ben udibile, in grado di dare ampio spessore a ciascun brano. La registrazione dell'opera in questo secondo lavoro, pulita e precisa, consente di apprezzare ulteriormente i ritmi già estremamente orecchiabili ed accattivanti disegnati dalla sessione ritmica. Le parti strumentali acquistano un'importanza cruciale, mentre viene lasciata da parte la parte vocale dell'album, lasciando parlare gli strumenti e la musica.
La tracklist si compone di solamente sette brani che spaziano da mid tempo a lenti blues, apportando di quando in quando qualche cenno di hard rock. 

A fare da apripista ci pensa BDD un mid blues rock in cui il basso di Pete si piazza al primo posto, conducendo una danza dalle movenze vagamente psichedeliche, sino a cedere il passo a Daze of the Weak, lento blues dal tiro irresistibile in cui i giri armonici di Tony McPhee danno del loro meglio!
Prendendo tempo con il mid blues rock Times arriviamo a Mistreated, in cui l'ombra di Eddie Cochran giunge dall'oltretomba, influenzandone il giro di note.
Al giro di boa troviamo l'allegro motivo di Express Man, in cui McPhee mostra nuovamente le proprie doti di guitarist grazie ad un solo vertiginoso, sino a chiudere ricadendo nella nebbia densa e solforosa del blues nero anni 40 (Nachtez Burning) e quel che sembra il brano più "cattivo" - per così dire - della tracklist, che mostra un po' più di pepe grazie ad un ritmo inebriante (Light Was the Day).

Insomma un album che di poco aveva veramente poco, ma dal sentimento profondo messo in evidenza dalle ombre onnipresenti in una manciata di brani, l'anno di distacco dal primo lavoro si sentiva e faceva ben sperare. Un buon album, adatto a tutti gli amanti del blues rock.

Line up:
Tony McPhee - Chitarra, Mellotron, Harmonium, voce
Pete Cruikshank - Basso
Ken Pustelnik

Tracklist
1. BDD
2. Daze of the Weak
3. Times
4. Mistreated
5. Express Man
6. Natchez Burning
7. Light Was the Day

SONGWRITING 6,5
REGISTRAZIONE 9
COINVOLGIMENTO 7,5

VOTO -> 7,7/10

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