REDUCE DALLA PUBBLICAZIONE DEL PROPRIO NUOVO LIBRO IL LATO OSCURO E SEMPRE IMPEGNATO CON ROCK HARD, SULLE PAGINE DI THE BIBLE OF METAL HO IL PIACERE DI OSPIRATE NIENTEMENO CHE MAURIZIO DE PAOLA PER CONOSCERE MEGLIO QUESTO SUO LIBRO ANTOLOGICO.
Ciao Maurizio è veramente un piacere averti qui tra le pagine di The Bible of Metal e Giornale Metal! A quanto ho potuto leggere dall'introduzione del tuo libro, hai lavorato a questo progetto per ben 7 anni e finalmente è uscita questa raccolta antologica dei tuoi articoli, immagino sia una bella sensazione!
Grazie mille e piacere ricambiato. In realtà, il primo articolo è del settembre 2009, anche se l’idea di tenere una rubrica del genere mi venne due anni prima. Raccogliere tutti gli articoli in un libro (a cui ho aggiunto anche due capitoli inediti) mi è sembrata la naturale evoluzione di questa sorta di “dialogo” con i lettori di Rock Hard, un modo per mettere in maniera organica un discorso che si era evoluto in modo frammentato e che invece avevo un suo solidissimo filo logico, quello che porta, per l’appunto, a tentare di vedere cosa nasconde il “lato oscuro” delle cose.
Nell'introduzione accenni anche al peso che ha avuto anche il tuo presenziare ad un live di Jackie Perkins e del tuo realizzare perché ti sei avvicinato alla musica metal. Ricordi ancora le prime band che ti hanno attirato maggiormente di questo filone musicale?
Iniziai ad ascoltare musica metal e a diventare metallaro (perché raramente il metal è una musica che si “ascolta” soltanto; più spesso la si “vive”) tra il 1979 e il 1980, innamorandomi subito di Saxon, AC/DC e Iron Maiden (quelli di Paul Di’Anno). Faccio parte della generazione degli anni Ottanta, il periodo da molti considerato l’epoca d’oro del metal, anche se questo non mi torva d’accordo in toto. In ogni epoca c’è dell’ottima musica e delle band fenomenali, ma bisogna sparli cercare. Comunque, sono stato folgorato sin da subito da band come Accept e Judas Priest, tanto per cominciare. Pii sono venute tutte le altre.
C'è un articolo che ti è risultato più impegnativo rispetto agli altri?
Un argomento su cui esiste una bibliografia sorprendentemente scarsa (specialmente in italiano) è quello della autocombustione umana spontanea, un fenomeno inquietante e misterioso che non trova un adeguato interesse, se non da parte di un ristretto gruppo di specialisti. Anzi, su di esso si accaniscono i cosiddetti “scettici di professione” che non esitano a coprirsi di ridicolo pur di tentare di smentire addirittura che una cosa del genere esista. Francamente non sono riuscito a capire il perché, se non interpretando tale accanimento come una miscela esplosiva di stupidità, ignoranza, paura dell’ignoto e voglia di tenere le gente comune all’oscuro di certe cose.
Dei casi su cui hai diciamo indagato nella parte prima, Premiata Ditta Assassini, ce n'è uno che ti ha lasciato perplesso più di altri o comunque più colpito? Se sì, quale?
Tutti, anche perché non cercavo storie di omicidi efferati e basta. Per avere particolari macabri in quantità, sarebbe bastato prendere un qualsiasi album dei Macabre o dei Church Of Misery per avere a disposizione un campionario di storie splatter enorme. Ma non era questo il mio intento né il mio interesse. Le storie prese in considerazione si caratterizzano tutte per il loro avere “lati oscuri” ancora non spiegati o spiegabili, ricostruzioni ambigue e qualcosa che non quadra in tutta la vicenda. Basti pensare a Charles Manson, trasfigurato nella cultura popolare in una vera e propria icona del male del XX secolo, quasi alla pari di Hitler o Stalin. Eppure è sicuro che non ha mai ammazzato – almeno di propria mano – nessuno in vita sua; e non è neanche provato che abbia ordinato a qualcuno di farlo. Per non parlare dello “Stupro di Nanchino”: una strage mostruosa (forse 500.000 morti) che molti giapponesi ancora oggi negano che sia mai accaduta.
Qual è il tema che preferisci maggiormente nei testi metal?
Non c’è un tema preciso. Ogni band ha (o dovrebbe averne) uno legato al sua essere profondo, al suo messaggio musicale, a ciò che vuole trasmettere al pubblico. Non amo le band che invece vanno fiere di non avere niente di questo, che considerano il suonare un lavoro come gli altri, che parlano dei loro dischi come di “prodotti” da sfornare per adempiere ai contratti, come se scrivere canzoni fosse la stessa cosa che gonfiare le ruote di una macchina. Anzi, per gonfiare le ruote magari ci vuole più “arte”...
Hai in mente qualche idea per un seguito che vada più a fondo in questo Lato Oscuro?
No, questa raccolta resterà un episodio unico. Sto però concentrando l'attenzione su un altro fenomeno poco conosciuto – sebbene davanti agli occhi di tutti – su cui sto raccogliendo materiale e documentazione per fissarlo in un libro futuro.
Vuoi lasciare un messaggio ai lettori?
Ci provo. Tutto quello che vi dicono, tutto quello che sapete, spesso non è la sostanza delle cose e talvolta neanche la sua apparenza. Basta grattare un po’ la superficie – ma solo un po’ – per scoprire che tutto ciò che ci circonda e che spesso diamo per scontato è completamente diverso da ciò che è in realtà. Certo, a volte saperlo non è che migliora la vita o procura vantaggi. Anzi, spesso la peggiora riempiendo l'esistenza di dubbi in luogo delle certezze consolidate che ci hanno sempre accompagnate. Però... “fatti non foste à viver come bruti / ma per seguir virtude e conoscenza...”
Il problema è che Ulisse diceva queste cose a Dante da uno dei più reconditi gironi infernali...
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