giovedì 1 marzo 2012

BIBLE REVIEW - DIAMOND HEAD - LIGHTNING TO THE NATION

LIGHTNING TO THE NATION
DIAMOND HEAD
1980
DH Music / Happy Face
Heavy Metal / NWOBHM
Hanno molti fan nonostante il successo della band sia stato piuttosto limitato, tra questi vi è anche Lars Ulrich, che tra gli album da cui ha tratto ispirazione c'è lo stesso debut di costoro. Stiamo ovviamente parlando dei Diamond Head che nel 1980 hanno debuttato con un primo frizzante full lenght intitolato Lightning to the Nations, anche detto White Album.
All'attivo già dal 1976, il chitarrista Brian Tatler ed il batterista Duncan Scott iniziarono così la propria scalata verso quella che sarebbe stata una carriera piuttosto modesta. Ispirandosi ad un'opera di Phil Manzanera, la band prese il nome di Diamond Head e tra le linee della band fece capolino Sean Harris ed il bassista Colin Kimberley.
Dopo aver registrato due demo nel giro di due anni (1977-1979), la band si trova rapidamente a far da spalla a gruppi ben più conosciuti come AC/DC ed Iron Maiden. Verso la fine del 1979 la band completò le registrazioni di quello che sarebbe divenuto stato il debut Lightning to the Nations, cui versione originale targata DH Records è abbastanza rara.

L'album dei ragazzi di Stourbridge si dirama lungo sette tracce di potente hard rock che segue la scia di band di fine anni settanta come Motorhead e Judas Priest, ma anche riffing oscuri in pieno stampo sabbatiano, fino a seguire le orme tracciate dai Queen con brani come Stone Cold Crazy. Rock n' roll di fondo, ritmiche per lo più incalzanti e giri di basso ben strutturati creano una buona alchimia con cui presentare un album, nonostante tutto, ancora un po' acerbo ma che già ci consente di carpire di che pasta è fatta il quartetto.

Ad aprire le danze di questo primo album abbiamo niente meno che la opener che svela immediatamente di che pasta sia fatta la band, propinandoci un riffing oscuro e pesante che fa da introduzione ad una titletrack possente. Lightning to the Nations forte di sonorità hard n' heavy provenienti dal pieno degli anni settanta ed incattivite, scivola via rapidamente seminando tempesta a suon di NWOBHM.
Forte di influenze di band di vecchia scuola come Queen e Motorhead, un riff heavy tagliente sorretto da una sessione ritmica travolgente ci porta indietro nel tempo, con giri di basso irresistibili. The Price mostra un lato più grezzo della band, un brano diretto come un treno che non lascia scampo.

Il brio del debut giunge al culmine con la parte centrale dell'opera. Un riff duro come la roccia, grezzo e dal ritmo incalzante ci riporta allo stile dei Judas Priest. La voce di Harris riempie l'aria con linee melodiche alte, sorrette dalle note di Tatler. Sucking My Love è un brano dalla sessione strumentale accentuata, lungo i nove minuti della propria durata.
Al giro di boa troviamo il brano che li farà entrare nella storia grazie anche alla ripresa con cui Lars Ulrich omaggerà i Diamond Head insieme ai Metallica in Garage Inc. anni più tardi. Oscuro e pesante il riff di Am I Evil? segue la linea da band degli anni precedenti, tra cui gli stessi Steppenwolf.

L'ispirazione infinita con cui la band attinge dalla decade appena finita culmina nuovamente, passando a riff di stampo motorheadiano per un brano grezzo ed orecchiabile quanto basta. Sweet and Innocent brano fugace che passa liscio come l'olio dopo un paio di perle come le precedenti.
Uno spunto rock n' roll alleggerisce la pressione hard n' heavy con cui la band si è presentata finora, approdando su rive più boogie e morbide. Un riff classic heavy/hard rock ci porta sulla cresta dell'onda di It's Electric, brano energico che non lascia nulla al caso.
Un solo di batteria apre il brano che chiude il ciclo di Lightning to the Nations, prima di cedere il posto ad un riff heavy stoner con un basso boogie che rende tutto più frizzante. Il refrain di Helpless nella sua semplicità, attecchisce facilmente nella mente dell'ascoltatore, come un'influenza positiva che ti trascina in un vortice di note.

Un album breve ed estremamente ispirato che ben fonde idee vecchie con la freschezza di una giovane band. La pecca più grande dell'album probabilmente è la registrazione, sporcata e non sempre chiara, che impedisce a volte di apprezzare al meglio linee vocali e riff. Una sorta di bridge tra gli anni settanta e la nuova decade che presenta al meglio i Diamond Head per quello che sono.

Line up:
Sean Harris – Voce
Brian Tatler – Chitarra
Colin Kimberley – Basso
Duncan Scott – Batteria

Tracklist:
1. Lightning to the Nations
2. The Price
3. Sucking My Love
4. Am I Evil?
5. Sweet and Innocent
6. It's Electric
7. Helpless

PAGELLA
SONGWRITING 8
REGISTRAZIONE 7
COINVOLGIMENTO 8.5

VOTO → 7,8/10

di A. Govoni

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