lunedì 23 aprile 2012

BIBLE REVIEW: ADMIN - DOOMSDAY

ADMIN
DOOMSDAY

2012
Autoprodotto
Hard Rock

Gli Admin nascono in quel di Reggio Emilia in un ormai lontano 2007, da allora molte cose sono cambiate tra cui il batterista, prontamente sostituito con l'attuale Samuel, verso la fine dello scorso 2011 il quintetto si è chiuso in sala di registrazione e finalmente quest'anno il gruppo si è deciso a mostrare al pubblico di cosa è capace.

Cinque ragazzi con il fuoco nelle vene ed una capacità poetica a dir poco impressionante riescono a tirar fuori l'impossibile in un debut sbalorditivo e ricco di pathos che si spande nell'aria fin dal primo ascolto. Riff duri come la roccia accostati ad una sessione ritmica non proprio scatenata, danno vita ad un album come Doomsday. Sound moderno che attinge a piene mani dal Nu Metal e dal Modern Rock, lasciando spazio a tratti ben più melodici, sono il programma con cui il combo reggiano ci propone ben dieci pezzi, sviscerando ciò che di meglio ha da offrire.

L'album apre col botto mostrando tutto il carattere di cui dispone la band partendo dalla titletrack (Doomsday) ruggente e scatenata svela tutta la grinta di cui dispongono gli Admin, bilanciando al meglio la ruvidità dei riff in stile modern hard rock con la voce cristallina del cantante Erik. Recuperando immediatamente la robustezza dell'opener, Doggystyle ci concede un bis più melodico e dal refrain accattivante. Proseguendo di pari passo Rain mantiene alto lo standard, ammorbidendo ulteriormente le sonorità della prima tripletta.

Rapido capovolgimento di fronte in vista del giro di boa, il quintetto mostra la prima dose di poesia con cui frammenta l'irruenza del proprio debut grazie ad un brano (Forever in Me) che attinge a piene mani da fonti rock oriented moderne senza tuttavia mancare di carattere.
Fiamme metalliche ardono spezzando la melodia della ballad nella presentazione di Far from Home, ritornello teatrale ed un ottimo riffing sono la chiave di volta per la riuscita del pezzo. Recuperando melodia con Break on the World i reggiani fanno un breve passo indietro, nonostante il riffing in stampo hard rock mantenga alta la carica.

Tagliente come lame di rasoio Freedom da nuova potenza all'album, mostrandosi sempre pronta a decollare sulle ali di un ritornello diretto come un treno.
Ad un passo dalla fine un senso di deja vu è concesso con Distractedly, che rimanda inequivocabilmente all'opener.
Con un'introduzione degna dei Motorhead, 38 Times si mostra una perfetta fusione tra presente e passato. Un riffing di pregio ad opera del duo Diego/Albo lascia rapidamente spazio ad un ritornello contagioso.
Il sipario si cala dolcemente sulle nostre orecchie con la seconda dimostrazione di poesia affidata ad una ben più melodica Ridiculous che riporta serenità con una danza sulle note in arpeggio.

Un album che svela ampiamente ispirazioni e talenti del quintetto reggiano. Ricco di mordente e vitalità, con Doomsday i cinque dimostrano di lasciare poco o nulla al caso dando vita a dieci brani che raramente annoiano, dimostrandosi uno dei migliori debut dell'anno.

Line up:
Erik – Voce
Diego – Chitarra
Albo – Chitarra
Dario – Basso
Samuel – Batteria

Tracklist:
1. Doomsday
2. Doggystyle
3. Rain
4. Forever in Me
5. Far From Home
6. Break the World
7. Freedom
8. Distractedly
9. 38 Times
10. Ridiculous

SONGWRITING 7,5
REGISTRAZIONE 8,5
COINVOLGIMENTO 8,5

VOTO → 8,2

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