giovedì 17 maggio 2012

BIBLE REVIEW: ANGRA - HOLY LAND

ANGRA
HOLY LAND
1996
Rising Sun
Progressive Power Metal

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Grandi mutamenti per la band brasileira che in poco meno di tre anni è riuscita non solo ad ingranare a dovere la marcia, ma a dar prova di enorme crescita con la pubblicazione nel 1996 di un album che denota un notevole miglioramento compositivo dell’ormai quintetto di Matos e company.
Prodotto sempre da Sasha Paeth in collaborazione con Charlie Bauerfeind (Avalon), Holy Land è il secondo capitolo della storia Angra che vede l’ingresso nella formazione di Ricardo Confessori alla batteria ed un notevole cambiamento all’acustica dell’album, che vede la componente integrare alla componente classica, di cui avevano fatto ampio sfoggio nel primo album, ad una componente più tradizionale latino americana che porta con se tutto il brio della musica dell’America del Sud, insieme all’armonia di un buon prog di stampo newyorkese (Dream Theater). Frequenti cambi di ritmica, ritmiche frizzanti che si alternano a lente melodie in arpeggio apportando elementi rock oriented, fanno di questo dieci pezzi un piccolo capolavoro di composizione in gradi di superare il precedente Angels Cry (1993) mettendolo persino in ombra.

Con rapide note che ricordano molto una celebrazione sacra (Crossing) che fa da magnifico sipario al set di brani della band carioca, i cinque attaccano con la vera e propria opener con cui mettono subito in chiaro il proprio cambiamento di fronte, questa volta tendente a linee più progressive e serene in un pieno stile power teutonico (Nothing to Say). Alternando melodia e potenza in una sinuosa danza di ritmiche Silence and Distance accresce la fame di melodia, poco prima di giungere al pezzo forte dell'album; Carolina IV una magica suite che passa abilmente da mid-tempo a speed per poi riprendere il riff d'apertura con una maestria che riporta ai canadesi Rush, guarnendo il tutto con un ritornello appena accennato che fa da placido ornamento ad un amplesso già ben costruito.
Al giro di boa troviamo la classica titletrack (Holy Land) che al pari del brano precedente sfrutta tutto il brio di cui gode la musica latino americana, colorando con intrinse di jazz il buon riffing del brano. La tecnica moderna e pomposa viene ripresa, ed emulando lo stampo newyorkese incalza a dovere per poi chiudere misticamente (The Shaman). E con un uno-due segnato da un brano speed power tagliente (Z.I.T.O.) ed un brano dall'introduzione melodica e dall'attacco roccioso (Deep Blue), l'album chiude il cerchio con un'elegante ballata dal titolo sinistro e dalle sonorità vagamente nostalgiche con Lullaby for Lucifer.

Un buon album che mostra finalmente di che pasta sono fatti i carioca Angra che sembrano aver finalmente lasciato dietro di se ispirazioni classiche, almeno in parte, ed aver infuso le residue con qualcosa di ben più articolato, creando un album tanto raffinato quanto semplice.



Line up:
André Matos – Voce
Kiko Loureiro – Chitarra
Rafael Bittencourt – Chitarra
Luis Mariutti – Basso
Ricardo Confessori – Batteria

Tracklist:
1.
Crossing
2. Nothing to Say
3. Silence
4. Carolina IV
5. Holy Land
6. The Shaman
7. Make Believe
8. Z.I.T.O.
9.
Deep Blue
10. Lullaby for Lucifer
11 . Queen of the Night*
*solo nell’edizione giapponese

SONGWRITING 8,5
REGISTRAZIONE 8,25
COINVOLGIMENTO 8,75

VOTO -> 8,5/10

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