giovedì 26 gennaio 2012

BIBLE REVIEW: GOLDEN EARRINGS - MIRACLE MIRROR

MIRACLE MIRROR
GOLDEN EARRING

1968
Polydor
Melodic Psychedelic / Blues Rock

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Terzo album per la band olandese che ha dato il via ad una progenia di band che in anni si svilupperà in questo paese. I Golden Earring tornano sulle scene con Miracle Mirror dopo una rapida ascesa, affondando ampiamente le proprie grinfie nello stile psichedelico, agguantando, oltretutto una vasta gamma di giri armonici più tipici del melodico ed aspirando alla ben più famosa band di Jim Morrison.

Dopo un rapido cambio di line up da Winter Harvest (secondo album pubblicato appena un anno prima, che vede una line up ben più guarnita rispetto a quella odierna, nda), i Golden Earrings propongono un suono più compatto e sereno, con brani che uno dopo l'altro snocciolano una trovata integrità e sicurezza strumentale, andando a sfornare dodici brani che passano missando al meglio più generi, senza tuttavia trovare nulla di nuovo in ciò che già scorreva nell'Europa di quegli anni. Miracle Mirror si presenta come un album ben suonato e registrato, diretto e scorrevole.

Dirompente ed incalzante l'album ci accoglie con un riff pieno dalle sonorità che discendono dal rock psichedelico di fine anni sessanta, sfociando in un refrain dai tratti vagamente pop rock. The Truth About Arthur stupisce per i bassi allegri ed in prima linea, affiancati da note di tastiera, entrambe linee ad opera di un Rinus Gerristen in piena forma.
La melodia dell'opera prosegue su lidi ben più tranquilli con la poetica e dolce Circus Will Be in Town in Time, nostalgica e calda placa gli animi su dolci note di un rock melodico senza troppe pretese.
Ravvivando nuovamente la scena Crystal Heaven si rivela un mid tempo dal riff rock melodico orecchiabile con le voci di Barry e George risuonare allegramente in un refrain dal facile appiglio.

La vena blues degli olandesi si mostra chiara e nitida con riferimenti disegnati su note di velluto su un brano come Sam and Sue. Il riff del brano piuttosto morbido con cadenze psichedeliche e dal ritmo incalzante, mostra venature inequivocabili, volgendo ad un refrain semplice e di impatto.
È il turno di una nuova ballad questa volta più struggente e melodica della precedente, leggero il riff del brano che si costruisce su una manciata di note e I've Just Somebody mostra la poeticità dell'album fino a che punto può arrivare.
Folgorante e movimentata la sesta canzone del full lenght si presenta in un rock melodico con influenze psichedeliche nonché “popeggianti”. Una sezione ritmica ineccepibile ad opera di Jaap che non lascia nulla al caso, fornendo la base per i fugaci riff di questa breve Mr. Fortune's Wife. Passata la metà, il brano prende piede svelando un refrain ammaliante dai tratti vagamente orientaleggianti.

Per calmare i bollenti spiriti dell'ascoltatore, niente di meglio di un mid-tempo dall'introduzione melodica che farebbe pensare ad una ballad. Il refrain di Who Cares? risuona cristallino nelle corde vocali del singer affiancato egregiamente.
Da qui ci spostiamo su orizzonti nettamente più tranquilli, volando sulle note leggere e poetiche di una ballad commovente che trasuda pathos in ogni singolo frangente. Brano sicuramente molto ispirato allo stampo “morrisoniano” di casa Doors, Born a Second Time in si rivela un brano dolce ed avvolgente in rapidi giri armonici, leggeri come una pioggia primaverile.
Il rock melodico con cui i Golden Earrings si son fatti strada fino al nono brano ci porta sulle note di un pezzo che affonda le proprie radici qualche anno prima missando abilmente un sound psichedelico al british rock tipicamente di casa Beatles. È così che ne nasce un brano fugace come Magnificent Magistral, riff rapido che lascia rapidamente spazio ad un refrain orecchiabile quanto basta.

Ispirandosi di punto in bianco al folk rock, Barry & Co. introducono con un rapido giro armonico estremamente orecchiabile il decimo passo della tracklist, proseguendo successivamente su linee melodiche totalmente differenti, rivelando Must I Cry? Brano dal refrain che resta in mente a chi ascolta dal primo ascolto.
Altra ballad melodica che torna volgendo su sonorità al pari dell'ottava canzone dell'album, sulle note di un piano leggere ispirate da una vena blues ben udibile. Nothing Can Change This World of Mine contribuisce a dare all'album un aspetto vagamente sognante.
L'album si chiude con un mid-tempo dal ritmo incalzante che si infrange sulle orecchie dell'ascoltatore con un riff che attecchisce facilmente nella mente di chi ascolta, facendo spazio al refrain di Gypsy Rhapsody. Il clima quasi festoso, allegro e rilassato attribuisce a questa chiusura dell'album una marcia in più.

Un album interessante senza ombra di dubbio che apre le porte ad una band allora emergente ad un mondo tutto nuovo. Oggi ormai molti si sono dimenticati degli orecchini d'oro d'Olanda, senza pensare che, nonostante questo sia un album molto ispirato, abbiano saputo creare piccoli tesori di cui andare fieri.

Line up:
Jaap Eggermont – Batteria
Rinus Gerritsen – Basso e tastiera
Barry Hay – Chitarra, flauto, voce
George Kooymans – Chitarra, voce

Tracklist:
1. The Truth About Arthur
2. Circus Will Be in Town in Time
3. Crystal Heaven
4. Sam and Sue
5. I'e Just Somebody
6. Mr. Fortune's Wife
7. Who Cares?
8. Born a Second Time
9. Magnificent Magistral
10. Must I Cry?
11. Nothing Can Change This World of Mine
12. Gipsy Rhapsody

SONGWRITING 7,5
REGISTRAZIONE 7,75
COINVOLGIMENTO 7,75
VOTO -> 7,5/10

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