giovedì 6 settembre 2012

BIBLE REVIEW: ANGRA - TEMPLE OF SHADOWS

TEMPLES OF SHADOWS
ANGRA

6 Settembre 2004

Paradoxx Music
Progressive Power Metal


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Ad un occhio attendo osservando la cover di Temple of Shadows noterà un notevole capovolgimento di fronte, rispetto all'angelo celestiale protettore di Rebirth in un mix tra arcano e mistico, ma con colori più caldi e cupi, l'artwork di questo nuovo album di Falaschi e company si preannuncia tutt'altro che facile. Riprendendo i colori di Fireworks, il nuovo lavoro uscito tramite Paradoxx Music nella seconda metà del 2004 e prodotto da Dennis Ward - noto per lavori con Bob Catley ed i Pink Cream 69 -, l'opera racchiude in se una vasta gamma di sound che spaziano magistralmente da un genere all'altro, ricordando vagamente i primi due immensi lavori della band (Angels Cry e Holy Land).
All'happy power metal di stampo teutonico (Helloween) con cui esplodono con gran impeto in apertura, si aggiungono passaggi di ritmica ben più eleganti sfociando in ricordi più o meno vividi dei progster newyorkesi per eccellenza; passando per accenni jazz e note fiamminghe, andando a stuzzicare gli ascoltatori dall'orecchio più raffinato.

L'apertura maestosa di Temple of Shadows è lasciata a Spread Your Fire (preceduta da un'intro né carne né pesce) brano dallo stampo happy power metal con tanto di speed riffing, che tanto rimanda agli Helloween di Kiske; allo speed si aggiungono le prime movenze prog con Angels and Demons forte di un solo veramente gustoso.
Passato il classico pezzo power incalzante bellamente nell'ordinario (Waiting Silence), veniamo accolti dall'introduzione acustica di Wishing Well, in cui Falaschi mostra le proprie doti alla sei corde, screziando il melodico con elementi rock oriented che piaceranno ai più tranquilli, per poi ripiombare nello speed power teutonico recuperando i riff dell'opener (The Temple of Hate).

Attraversata una prima metà più diretta, i carioca si danno a brani più eleganti come la nostalgica The Shadow Hunter, la cui chitarra fiammingo/carioca riporta alla mente i primi lavori della band; facendo spazio ad una ballata melodica dal refrain ricco di mordente (No Pain from the Dead).
Sperimentazioni elettroniche si fondono con lo speed power dei brasiliani, potenti linee vocali e melodie ben costruite fanno da impalcatura per Wings of Destination, avviando il quinto studio album verso la fine, incrementando gli spunti progressive, percettibili già dalla successiva Sprouts of Time che incorpora riff dei progster newyorkesi di Mike Portnoy e proseguendo con la melodica Morning Star.
Chiudono le danze una ballata melodica dall'intro in arpeggio, più dura nel ritornello (Last Redemption), ed una strumentale con cui cala il sipario sul Tempio di Ombre.

Il miglior album dai tempi di Holy Land, che tuttavia si dimostra superfluo in più punti e dispersivo in altri, le cui numerose tracce contribuiscono a sfiancare l'ascoltatore molto rapidamente, lacuna incolmabile dai capolavori presenti in questo lotto di brani. Un ottimo guitar work svolto dagli axeman Kiko e Rafael corona questo cofanetto riuscito bene a metà.


Line up:
Edu Falaschi - Voce, chitarra acustica (traccia 5)
Kiko Loureiro - Chitarra, tastiera (traccia 9), percussioni, mandolino
Rafael Bittencourt - Chitarra, cori
Felipe Andreoli - Basso
Aquiles Priester - Batteria, percussioni

Tracklist:
1. Deus Le Volt!
2. Spread Your Fire
3. Angels and Demons
4. Waiting Silence
5. Wishing Well
6. The Temple of Hate
7. The Shadow Hunter
8. No Pain for the Dead
9. Winds of Destination
10. Sprouts of Time
11. Morning Star
12. Late Redemption
13. Gate XIII

SONGWRITING 8,75
REGISTRAZIONE 7,5
COINVOLGIMENTO 7,5

VOTO -> 7,9/10

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