giovedì 29 marzo 2012

BIBLE REVIEW: DEEP PURPLE - SHADES OF DEEP PURPLE

SHADES OF DEEP PURPLE
DEEP PURPLESettembre 1968
Tetragrammaton
Psychedelic Rock

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The Book of Talyesin (1968) 
Siamo nella prima metà del 1968 ed i britannici Deep Purple iniziano lentamente ad uscire dal guscio. Su idea di Jon Lord, la band inizia lentamente a prender forma, assoldando prima Nick Simper al basso, poi Ritchie Blackmore alla chitarra (su consiglio del batterista Chris Curtis), quindi Rod Evans alla voce ed infine Ian Paice alla batteria. Un quartetto dinamico e scatenato che nonostante dimostri gran voglia di fare decide di esordire con un album pieno zeppo di cover, seguendo lo schema inedito-cover, proponendo classici riarrangiati per l'occasione.Nonostante la band dimostri così una carenza compositiva di novità da un lato, dall'altro mostra tutta la propria capacità di dare carattere e personalità a brani come Help, Hey Joe e la stessa I'm So Glad. Ma sarà il singolo Hush ad emergere tra i brani ri-editi, dando un netto colpo di coda che spazzerà via quasi l'intera scaletta.

Effetti elettronici alla Pink Floyd ed atmosfera mistica quasi illusoria aprono le danze di questo piccolo antipasto concessoci dagli inglesi. And the Address parte a mille su di un mid-tempo scandito con abile maestria da Paice, per un brano strumentale che fa da opening in grande stile. Un brano la cui versione dei profondo viola lascerà il segno in modo indelebile, tanto da esser riproposta anni più tardi dagli stessi Gotthard. Hush brano hard rock reso più incalzante e dal refrain indimenticabile, in cui Evans da il meglio di se, mostrando di essere portato per l'hard rock di stampo melodico.
Il rock psichedelico incontra la melodia rallentando la propria corsa per qualcosa di più tranquillo con un brano inedito come One More Rainy Day. Un rock acido psichedelico che si infrange su di un ritornello dal facile appiglio. Una travolgente introduzione strumentale viene aggiunta ad un classico del rock psichedelico di alcuni anni prima di Skip James, è così che i Deep Purple presentano la propria maestosa versione di I'm So Glad.
Appesantendo il suono per renderlo ancor più accattivante, la band si esibisce in un proto metal acerbo che sembra una netta virata di stile rispetto al resto dei brani della tracklist. Mandrake Roots si presenta con una distorsione particolare che rende il la tastiera di Lord quasi ipnotica.
Riarrangiato anche un classico dei Beatles, rendendolo un lento struggente e ricco d'atmosfera, i Profondo Viola si giostrano in una versione particolare di Help, di cui poi uscirà anche il videoclip. Senza discostarsi molto dallo stile dei conterranei e volgendo su ritmiche ben più movimentate guarnite di boogie, Love Help Me si rifà allo stile Beatles. Brano frenetico ed orecchiabile per ritmo sfrenato e bassi ondeggianti quasi contaggiosi.
La teatrale apertura di un'altra cover stavolta di Jimi Hendrix, mostra ancora una volta l'ecletticità del quartetto. Con Hey Joe si chiude il debutto della band, che riesce ad abbinare al brano una buona dose di blues.

Un album acerbo ma che lascia intravedere quel che sarà la band, abbozzando appena il talento dei musicisti che solo al quarto album sboccerà in tutto il suo splendore.

Line-up:
Ritchie Blackmore - Chitarra
Rod Evans -Voce
Jon Lord - Organo, tastiera, voce
Ian Paice - Batteria
Nick Simper - Basso, voce

Tracklist:
1. And the Address
2. Hush
3. One More Rainy Day (lyric)
4. Prelude to Happiness

5. I'm So Glad
6. Mandrake Root (lyric)
7. Help!
8. Love Help Me (lyric)
9. Hey Joe

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