venerdì 20 luglio 2012

BIBLE REVIEW: DEEP PURPLE - DEEP PURPLE

DEEP PURPLE
DEEP PURPLE

21 Giugno 1969
Tetragrammaton
Psychedelic hard rock


< Precedente
The Book of Taliesyn (1968)

Seguente >
Deep Purple In Rock (1970)
Ad un anno dalla realizzazione del debutto e dopo la pubblicazione di The Book of Taliesyn, i profondo viola tornano sugli scaffali dei migliori negozi di dischi con l'ultimo vinile della MK 1, dopo il quale Rod Evans e Nick Simper leveranno le tende per lasciare il posto a Ian Gillan e Roger Glovers. Mentre la Tetragrammaton andava verso la bancarotta, i Deep Purple chiusi in studio realizzavano il proprio terzo album, tappa importante per una band che serve alla stessa per affermarsi musicalmente. Con l'album omonimo, la band esce dalla spirale delle cover persistenti che fino a quel punto hanno sempre comportato una componente importante nella tracklist dei loro album.
Deep Purple esce a metà del 1969 ed a differenza dei primi due album - più diretti ed immediati - risulta avere un sound più compatto, con forti presenze progressive, elementi blues ben in evidenza ed un songwriting ben più elaborato. Ciò nonostante l'album si presenta fluido, nel puro stile che li condusse fino qui e che li porterà un anno più tardi alla realizzazione di uno dei capolavori hard rock di maggior importanza della decade 70s.

Le novità più evidenti nel sound della band - come abbiamo già detto - si contano sulla punta delle dita; il sound più elaborato permette ad un ascoltatore dall'orecchio raffinato di concedersi un viaggio in musica grazie ad un album molto vario che, nonostante l'alchimia che lega ogni singolo brano, ne fa perdere omogeneità.
Il tribalismo di Chasing Shadows conferma le ottime doti di Ian Paice, un brano dalle movenze irresistibili cui linee vocali sono messe in ombra dall'ottima esecuzione del drummer, per poi ricadere nella nostalgia di Blind in cui note fluiscono dalle dita di Lord, in una danza prog-psichedelica.
L'unica cover dell'album fa capolino a soli due passi dall'inizio; con Lalena di Donovan Rod Evans da il meglio di se, sulle note di un lento struggente in cui sembra trovarsi a proprio agio. Pochi istanti di psichedelia strumentale (Flaut Line) e ci accoglie The Painter, un reprise di Hey Bop a Re Bop (questo brano scritto per The Book of Taliesyn ed inizialmente scartato, verrà poi pubblicato nella versione CD rimasterizzata nello stesso Book of Taliesyn anni più tardi), in un mix jazz/funk dal ritmo incalzante.
Il basso di Simper in primo piano ci conduce a Why Didn't Rosemary, blues rock condito da un riff acido ad opera del talentuoso Blackmore; fino a sfociare in un proto hard rock di cadenza psichedelica con Bird Has Flown
L'album si chiude con un masterpiece, la lunga introduzione strumentale di circa 7 minuti in pieno stampo classico, malinconica, triste e solenne di April è l'ennesima dimostrazione delle doti compositive di Lord.

Un album di passaggio importantissimo per la band, che preannuncia ciò che poi verrà confermato l'anno dopo, un passaggio di stile che li porterà poi ad indurire il sound da un lato ed a renderlo più intricato dall'altro. La sola April è un ottimo motivo per acquistare questo album ed ascoltare i giovani che fecero la leggenda dell'hard rock insieme agli altri padri di qualcosa che a distanza di qualche anno diventerà il metal che tanto adoriamo.

Line up:
Ritchie Blackmore - Chitarra
Rod Evans - Voce
Jon Lord - Voce, organo
Ian Paice - Batteria
Nick Simper - Voce, basso

Tracklist:
1. Chasing Shadows
2. Blind
3. Lalena
4. Fault Line
5. The Painter
6. Why Didn't Rosemary?
7. Birds Has Flown
8. April

Nessun commento:

Posta un commento