Se state leggendo queste righe vuol dire che avete deciso di aprire questo post d'impronta singolare e del tutto fuori dalla norma a cui i lettori di The Bible of Metal sono abituati. Un altro anno si è concluso ed è, come di consueto, tempo di tirare le somme. Tuttavia, prima di parlare di quello che è stato, è cosa buona e giusta parlare di qualcuna delle prossime uscite hard n' heavy che gli afficionados più incalliti del genere attendono con più o meno ansia.
Non me ne vogliatecene per questo post del tutto atipico; avremmo potuto optare per i soliti Blast from the Dust, tuttavia è Natale e che Natale sarebbe senza regali? E cosa c'è di meglio, se non qualche anticipazione? No, non rispondete cose ovvie e volgari grazie, eheh!
NIGHTWALKER LUGNET 25 Gennaio 2019 |
Certo non si può far finta che i nostri siano ben poco originali, ma l'album funziona così, quindi perché ignorare il mordente di brani immediati e carichi come Die For You brontolando e basta?
HEARTROCK WAKE THE NATIONS 25 Gennaio 2019 |
Questo nuovo lotto di 11 brani non si discosta eccessivamente dalla scia tracciata dal precedente debut, confermando il tratto classico del del quintetto, che tuttavia giova di collaboratori in studio del calibro di Wikstrom (Therion), che ha collaborato alla writing session, e Martensson (Eclipse/W.E.T.) che si è occupato del mix e del mastering dell'opera, amplificando se possibile la verve dei brani, specie nell'uno due d'apertura No Mercy e Tattoed Girl, senz atuttavia dimenticare la carichissima New Day che solleva senza dubbio il livello del risultato finale dopo bis di ballad e pezzi dal ritornello fin troppo facilone; finendo per folgorare l'ascoltatore con un pezzo più energico dell'altro, ossia Something in Your Eyes e Higher, quest'ultima classificabile come il pezzo più heavy dell'intera tracklist.
Se solo avesse una registrazione un poco più pulita sarebbe decisamente il massimo!
REIGNITION COME TASTE THE BAND 25 Gennaio 2019 |
Reignition farà capolino il prossimo 25 Gennaio 2019 via AOR Heaven, a due anni dalla sigla del loro contratto, e porta ben evidenti le radici violacee dell'hard rock band norvegese nonostante gli anni che lo separano dal debut album tributo, pezzi come Tied Down, che sembra una versione alternativa di Smoke on the Water, o anche la ballatona dal retrogusto acido Don't Let Me Be, sembrano uscite dritte dritte dalla MK II, mentre l'influenza creativa di Doggie White (Rainbow) è ben lungi dal non lasciare tracce e l'opener Not that kind of Man ne è chiaramente un segno. A questo vanno ad aggiungersi inlfuenze blues che danno una tinta sabbathiana al disco, soprattutto in Slave of Your Love, che fa la sua porca figura.
Certamente i nostri sono un pizzico derivativi, ma per essere il primo frutto inedito di una tribute non c'è male! Specie considerando l'uscita finale con Cradle to Grave, gli stessi Budgie non avrebbero saputo far di meglio.
IN THE LAND OF VANDOR VANDOR 25 Gennaio 2019 |
Il viaggio dei Nostri inizia se vogliamo nel più classico dei modi, questo In the Land of Vandor infatti si mostra confezionato ad arte tra un intro ed un outro divenute ormai una moda, con pezzi energici ed estremamente immediati come la vera opener Wrath of the Night o anche la title track del disco che chiude in modo più che egregio questa prima avventura con un riff alla Angra, passando alternati ad altri dalle rifiniture più articolati come la suite Uncover the Earth o Serving Their Needs, senza dimenticarsi di mettere una punta di melodia con una ballad, anche se, a dirla tutta, in un lotto così è decisamente troppo morbida.
Nulla di nuovo ci mancherebbe, la registrazione è quella che è e pure la metrica in certi frangenti meriterebbe di essere corretta, tuttavia i Nostri hanno potenziale e si vede!
THE THREE TREMORS THE THREE TREMORS 18 Gennaio 2019 |
E non c'è assolutamente da sperare che i nostri provino nemmeno lontamente a nascondere le proprie radici classicamente heavy/power, anzi le sbandierano orgogliosi fin dai primi secondi dell'opener Invaders from the Sky, sulla falsa riga di Invaders dei Priest, con un che di maideniano, che riprendono in Speed to Burn oltre che per When the Last Screams Fade, abbozzando ispirazioni volte a qualcosa di più moderno con Bullets for the Damned e assestandosi su un sound più cupo ma sempre molto energico in pezzi come Lust of the Blade e l'omonima conclusiva.
Chiunque cerchi novità storcerà o anche solo un minimo di eterogeneità tra un pezzo e l'altro farà fatica a mandar giù questo boccone, amanti del classico invece con questo debut self-titled possono dormire tra due casse, eheh!
WHEN THE WORLD BECOMES UNDONE A PALE HORSE NAMED DEATH 18 Gennaio 2019 |
A farla da padrone in questo When the World Becomes Undone è senza dubbio il guitar work variegato che va ad impreziosire le tracce (come per esempio in Lay With the Wicked), alle volte, con assoli pregevoli e poderosi che ben si prestano ad un contrasto niente male. Volendo fare i puntigliosi, oltre all'intro e l'outro, abbiamo perfino due interludi che seppur accentuano l'atmosfera finiscono per far da riempitivo, cosa un attimo di pessimo gusto, sopportabile unicamente per il livello generale dell'opera, decisamente sopra la media!
THE BLUE BIRD MARK DEUTROM 4 Gennaio 2019 |
L'uccello blue di Deutrom poco o nulla ha a che fare con quello del celebre film con la Temple del 1940 (noto in Italia come Alla Ricerca della Felicità ma dal titolo originale di The Blue Bird), è ampliamente caratterizzato da un'atmosfera onirica che conduce l'ascoltatore pressoché dall'inizo alla fine, esclusion fatta unicamente per Happiness Machine, caratterizzata invece da un ritmo cadenzato quasi d'influenza industrial, che ben si presta al cambio d'aria.
Oltre all'industrial, a farla da padrone sono una psichedelia che arriva dritta dritta da fine 60s (O Ye of Little Faith è pesantemente sabbathiana) e che stringe suadentemente la mano al jazz, fino ad arrivare a Through the Ringing Cedars, impreziosita dall'intervento di un sax provvidenziale.
Abbastanza vario non banale, ma né troppo prolisso e soprattutto poco o nulla futuristico a discapito dalla opener, cosa che farà storcere senza dubbio il naso a chi ne verrà ingannato; dopo un'attenta analisi, tuttavia, sarà difficile non rivalutarlo.
IIHTALLAN FESTERDAY 4 Gennaio 2019 |
Ospitante la bellezza di 16 brani, di cui una bonus track, ossia versione redux della conclusiva Let Me Entertain Your Entrails, iihtallan è quanto di meglio ci si possa aspettare da parte di una band che ha passato gli anni tra un demo, un EP e l'altro, finendo con l'aggredire l'ascoltatore con riff uno più tagliente dell'altro, senza tuttavia mai stufare grazie a frequenti cambi di impostazione, influenze al black ed al thrash, anche nello stesso brano, come nel caso di quella palla chiodata fatta a canzone di Control Not Your Soul, con frequenti cambi di ritmica come nel singolo Edible Escrement o perché no pezzi più immediati e puramente rabbiosamente sbavanti come Kill Your Truth.
Sia ben chiaro, non si sta urlando al miracolo, infatti non siamo assolutamente di fronte a qualcosa di innovativo, come se non bastasse forse i pezzi sono un tantino troppo omogenei, ma probabilmente i nostri stanno ancora sperimentando.
THE ART OF TREES ALTHEA 8 Gennaio 2019 |
MASQUERADE POWERGAMES 18 Gennaio 2019 |
Composto da 10 brani inediti ed una cover di Blackout degli Scorpions (che col resto della tracklist c'azzecca come i cavoli a merenda), Masquerade è l'ennesimo perfetto sunto di quanto di buono la golden age della nwobhm ha potuto dare. Chiave di volta dell'album è senza dubbio il guitar work sempre tagliente e curato anche nei frangenti più melodici, armonizzato nel migliore dei modi. Pezzi come Lucid Dreams o Puppets on a String faranno scendere una lacrimucci anche a chi pensava che il genere fosse ormai alla frutta, mentre i fans di Di'Anno e co faranno festa più sulle note di Legion of the Damned.
Ce n'è un po' per tutti, l'originalità è poca, ma la grinta è tanta!
CZARY DIABOL BORUTA 25 Gennaio 2019 |
A farla da padrone anche in questo caso abbiamo un album dal guitar work puntiglioso e tagliente con degli abbozzi thrash (tipo nella title track) e delle influenze quasi viking (Zaklecie), enfatizzati da armonizzazioni sempre molto buone, specialmente nei pezzi più folkeggianti del disco, come per esempio Studnia, Królestwo nie niebieskie e la breve ma accattivante Lipka.
Volendo proprio fare una tirata alle orecchie dei Nostri, si potrebbe lor dire di aver allungato il brodo più del necessario, ma a conti fatti Czary funziona benissimo anche con qualche ruota di scorta.
IN SYNERGY OBSCENE SUFFERING SOULS 25 Gennaio 2019 |
Uscirà infatti per Schwarzdorn Production il prossimo 25 Gennaio il nuovissimo In Synergy Obscene, album composto da 8 brani ed un'intro orrorifica che ormai non fa nemmeno più testo. Gli otto pezzi che compongono il nostro puzzle risultano uno più pomposo dell'altro con vocals ruvide e clean in intreccio e divaganti influenze viking alla Mithotyn sulle note di All You Little Devils, che va a dar un po' d'aria fresca prima che il sound dell'opera diventi eccessivamente stantio.
A rovinare il tutto, se possibile, un mixaggio non sempre all'altezza della situazione come in Inheritance of Irony in cui l'harsh vocals si sente poco o nulla, questo sarebbe ancora nulla, se non fosse anche per le stonature di The Cynic God che vanno a rovinare l'album come una grossa macchia di marcio su un quadro che già pecca di poca originalità.
Senza dubbio un gradito ritorno, una maggior cura sarebbe stata tuttavia bene accetta!
Con questo si conclude la prima parte dello speciale di Natale, spero abbiate gradito, mi raccomando non perdete la seconda parte che riguarderà invece uscite di Febbraio ed in ultimo conterrà la top 20 di The Bible of Metal! A presto!
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